16 aprile 2025
Nome di battaglia Ulisse
racconto a una voce e più suoni
Tratto da Diario Partigiano di Ada Prospero Gobetti
“Questo libro di memorie della Resistenza ha un carattere d’eccezione […] per la persona che l’ha scritto e il modo in cui la guerra partigiana viene vista e vissuta”, scrive Italo Calvino. Ada Gobetti, infatti, è la vedova di Piero Gobetti, e partecipa alla Resistenza con il figlio diciassettenne, Paolo; il diario è tratto dagli appunti “scheletrici” che quotidianamente annota durante il periodo dell’occupazione nazifascista in Piemonte. Nel racconto si alternano fatti e volti noti della Storia e persone del tutto sconosciute, ma che presto diventano familiari, donne e uomini semplici che spesso diventano “tanto più eroi in quanto non vogliono esserlo”.
In scena una narratrice che si muove tra il minuscolo taccuino e il testo scritto dopo la guerra su suggerimento di Benedetto Croce, raccontando storie spesso commoventi, talvolta ironiche o perfino scherzose, dalle quali emerge un quadro vivace e autentico della Resistenza, insieme alla figura di una donna generosa, intelligente, fedele a un impegno di vita che le fa provare solidarietà per gli oppressi, pietà per tutti i morti, e le fa percepire il senso di una giustizia profonda, sulla quale basare la lotta coraggiosa e tenace per la libertà.
Ada trema per il figlio, che partecipa ad azioni sempre più complesse e rischiose, ma generosamente non lo frena, lascia che faccia la sua parte per la libertà di tutti. La vediamo organizzare e coordinare la Resistenza, fondare i “Gruppi di difesa della donna”, scalare le montagne, diventare Vicesindaco, ma allo stesso tempo preparare polenta e patate, mettersi nei panni di ogni madre, accarezzare i riccioli biondi di una bimba spaventata o di un partigiano malato, sentire costantemente “la responsabilità […] d’organizzar per gli altri le forme primordiali di vita”. Sempre attenta a comprendere le ragioni degli altri, a percepire “l’assurdità crudele e disperata di quell’essere così vicini, così simili, e allo stesso tempo così nemici”, Ada crede profondamente nella possibilità di rinnovamento, in una politica che non sia “intrigo o maneggio, ma essenziale forma di vita”, volta alla risoluzione dei problemi della collettività, che mai deve lasciar campo all’odio e all’incomprensione.
E sa che a portarli alla liberazione sarà quella straordinaria unità in cui “il concetto morale era lo stesso per il prete come per il comunista”, unica vera forza su cui “costruire il domani”.
In scena una narratrice che si muove tra il minuscolo taccuino e il testo scritto dopo la guerra su suggerimento di Benedetto Croce, raccontando storie spesso commoventi, talvolta ironiche o perfino scherzose, dalle quali emerge un quadro vivace e autentico della Resistenza, insieme alla figura di una donna generosa, intelligente, fedele a un impegno di vita che le fa provare solidarietà per gli oppressi, pietà per tutti i morti, e le fa percepire il senso di una giustizia profonda, sulla quale basare la lotta coraggiosa e tenace per la libertà.
Ada trema per il figlio, che partecipa ad azioni sempre più complesse e rischiose, ma generosamente non lo frena, lascia che faccia la sua parte per la libertà di tutti. La vediamo organizzare e coordinare la Resistenza, fondare i “Gruppi di difesa della donna”, scalare le montagne, diventare Vicesindaco, ma allo stesso tempo preparare polenta e patate, mettersi nei panni di ogni madre, accarezzare i riccioli biondi di una bimba spaventata o di un partigiano malato, sentire costantemente “la responsabilità […] d’organizzar per gli altri le forme primordiali di vita”. Sempre attenta a comprendere le ragioni degli altri, a percepire “l’assurdità crudele e disperata di quell’essere così vicini, così simili, e allo stesso tempo così nemici”, Ada crede profondamente nella possibilità di rinnovamento, in una politica che non sia “intrigo o maneggio, ma essenziale forma di vita”, volta alla risoluzione dei problemi della collettività, che mai deve lasciar campo all’odio e all’incomprensione.
E sa che a portarli alla liberazione sarà quella straordinaria unità in cui “il concetto morale era lo stesso per il prete come per il comunista”, unica vera forza su cui “costruire il domani”.
produzione
produzione di TEATRO SANT'ANDREA
di e con Silvia Pagnin
con la collaborazione di Agostino Cerrai
orari spettacoli
h. 9.30 e h. 11.15
durata circa 60 minuti
dove
Teatro Sant'Andrea
produzione
produzione di TEATRO SANT'ANDREA
di e con Silvia Pagnin
con la collaborazione di Agostino Cerrai
orari spettacoli
h. 9.30 e h. 11.15
durata circa 60 minuti
dove
Teatro Sant'Andrea